Friday, July 4, 2008

Testamento

Vento tra i capelli, tra le mani, tra la pelle, nei pensieri fino al profondo delle narici.
Vento sugli zigomi, quelli che vedrai solo passati i trent'anni.
Vento sulla terra degli uomini, siano essi vivi o morti.

Vento ed io contro di lui.

Vento, aspettami, ti avviso e ti ho avvisato, arriverò armato con il calcio della smith stretto sotto la forza della mia mano e la determinazione di tutti questi anni, la rabbia, l'orgoglio della mia ormai tarda età.

Vento, trascini il rumore degli spari, vento ci sei e non ci sei più. Vigliacco mi hai abbandonato solo a combattere una battaglia tra pazzi, quelle che hanno un senso solo da bambini, BANG, e non ci sei più.

La polvere della sera resta al suolo, gravida del mio sangue, che a fiotti scurisce e nutre la vita nel gioco ingranaggio delle stagioni. Mors tua, dicono in chiesa, mors tua, vita mea.

Sangue dalle narci e spuma di rabbia dalla bocca, tutto sa del tanfo della morte.

- Allora?
Accasciati e muori.
Non ti è bastato?
Non sono stato abbastanza preciso vero?
La situazione non già abbastanza reale, cruda, concisa. Ineluttabilmente a favore mio.
Non essere patetico, accasciati, lascia andare quel ferro ormai così pesante, lasciati andare verso Gesù. Hai sentito l'altro domenica in chiesa no? Hai sentito di tutto quello che ti succederà se ti lascerai andare, sarai accolto tra le braccia del signore, perchè egli ama gli umili, gli ultimi, i perdenti. "Perchè loro sarà il regno del signore".
- Non è questo il tuo regno, non più.

Si avvicina a lui che attende in ginocchio gli eventi ormai delineati, con il peso a premere su quei femori che tanti chilometri hanno camminato e che si domandano che fine abbia fatto tutto il vento di quei giorni, il vento che tutta la città aveva fatto parlare, fino alla nausea, fino a prosciugare gole ed idee.

- Il mio nome è Henry F. Gooseman...

- Conosco il tuo nome vecchio.

- Il mio nome è Helry F. Gooseman. Il mio nome profuma di leggenda - sorride.

- Non è il profumo che senti adesso vero vecchio, non stiamo parlando della stessa cosa - continua ad avvicinarsi col la pistola a spianargli un breve percorso di sottile ipocrisia. Gioventù contro vecchiaia, arroganza del futuro contro le scommesse vinte di un passato glorioso.

- Il mio nome è Henry F. Gooseman e posso morire.

- morirai.

- Non per mano tua.

La canna sulla tempia del vecchio, la canna della pistola di lui, manico nero e lucido come la paura, artigliato da dita sottili come quelle di un arpia, a ventaglio attorno al grilletto. Freddezza geometrica, teorema di morte.

- BANG. - Dice
- BANG - fa la pistola del vecchio tra le sue stesse budella.

Lui, il vecchio, ride, divertito di tutta questa storia, dell'evoluzione di tutto quello che succede, ride di gusto, ride davvero.

Ride e muore tra il profumo della polvere da sparo e quello della sua bocca ancora stordita dall'alcool.